Un’occasione ghiotta e prelibata, quella di scoprire lo scorso anno il festival della letteratura di Milano…! Fatto sta, comunque che ci avevo bazzicato nella rete, avevo preso contatti , conosciuto virtualmente chi l’aveva creata e le dava vita… Ci avevo portato delle amiche una certa giornata alla splendida biblioteca di Chiesa Rossa, per leggere dei nostri versi. Un gruppo eterogeneo. Avevamo messo su alla buona da qualche anno un piccolo nucleo di innamorati della poesia. Ci consideravamo alla pari. Chi aveva cominciato ancora bambino a buttar giù dei versi e a tenerseli nascosti gelosamente… E chi invece diceva di amarne leggere e ascoltare… e avevamo iniziato. Tutti eravamo maestri di tutti; tutti eravamo allievi di tutti. Leggevamo e commentavamo cose nostre o degli autori che adoravamo. Ricordo una ragazza che era venuta dicendo che lei ne aveva scritte alcune solo molti anni prima. Quando ci aveva letto i suoi versi con voce tremante impacciata pescandoli dai suoi quaderni neri, qualcuno le aveva chiesto quando avesse buttato giù l’ultima che ci aveva regalato… Ingenuamente, presa in contropiede aveva detto che era della settimana precedente! Concordavamo nel dire che la consideravamo un alimento, un bene essenziale di cui nutrirci, come il cibo e le bevande, come l’aria, come l’acqua, come la luce, come l’allegria, come il fare l’amore. A Chiesa Rossa temevamo non venisse nessuno ad ascoltare noi sconosciuti che venivamo da fuori Milano. Invece c’era un discreto gruppetto di persone che ci sorridevano, ascoltavano, partecipando entusiasti. Un signore distinto, aiutato da un ragazzino, predisponeva le sedie nel magnifico portico. Stupore e compiacimento: era il direttore della biblioteca! E lo stva aiutando il figlio! La voce tremante dapprima, aveva assunto un tono sempre più determinato, spigliato e sicuro. E insieme avevamo gustato la poesia, noi che l’avevamo composta, chi l’ascoltava e la viveva da protagonista facendola propria. “Poesia sei tu che leggi… ascolti…” Per la quarta edizione, quest’anno, del Festival della Letteratura di Milano, io ed altri non potevamo e non volevamo mancare. “PAROLA NEL MONDO. La poesia come azione universale di pace.” Il contenitore era ancora più affascinante e diverso: un percorso itinerante nel vecchio cuore della Milano dei Navigli.
Arrivammo qualche ora prima. Mentre ci aggiravamo in zona per cercare il luogo di partenza, mi sentii chiamare da Cristiana e Nadia, le organizzatrici, che andavano in giro in scooter a sistemare i palloncini e le scritte… Mi sentii subito perfettamente a mio agio. Avevamo usato per noi la denominazione di “PEREGRINARI DI-VERSI”, come lo scorso anno. E il nostro peregrinare compiaciuto e divertito iniziò subito. Parchi, librerie, ristoranti e trattorie tipiche, piazze, tram , un ponte di ferro sul Naviglio Grande… Gli astanti ci guardavano stupiti, insieme divertititi e partecipi, bevendo, gustando, facendo proprie le parole che volavano tra noi contente. Una profonda sintonia ci legava tutti, poeti, lettori, passanti, uditorio… spazi antistanti, alberi, prati… Io ripensavo spesso al racconto che ci aveva fatto Milton varie volte sull’esperienza che tutti gli anni ci si regala in Colombia. A Medelin per una decina di giorni tutti regalano poesie a tutti. Muri e pareti dismesse vengono imbiancate a calce per scriverci sopra versi meravigliosi… Brevi frasi efficacissime… Qualcuna mi risuonava ancora in mente in quel momento: “La musica è solo amore che sta cercando parole”; “”rompiamo le barriere credendo nell’impossibile”; “sono le tue labbra la mia frontiera”; “la tua assenza è una sottile e delicata forma di essere presente”; ” mi assale il tuo profumo”; “ti sto aspettando: cosa preparo…? Un caffè o la mia vita?”; “Di te vorrei cambiare solo una cosa: il domicilio”… E ci guardavamo tra noi con occhi nuovi. Poeti, lettori, persone care che ci seguivano, ascoltatori/fruitori poetici occasionali sorridenti. Io avevo portato con me la “mia poesia” che seguiva contenta… E sentivamo di dentro la presenza di tanti come noi in altri 2000 posti del mondo, in 54 paesi! E mentre godevamo gustando quel momento magico collettivo, partecipavamo a un evento meraviglioso di pace, di allegria e di speranza, di amore universale. Laico e molto terreno. E insieme profondamente spirituale! È stata un’esperienza meravigliosa. Mi sento davvero di cuore di consigliarla a tutti. Che avvenga un contagio diffuso, positivo e salutare. Nanni Omodeo Zorini