San Vittore: Noi, le donne

H2013_7giu_SanVittoreF_2o  incontrato per la seconda volta le donne del gruppo di lettura. Accompagnavo le scrittrici Annamaria Trevale, Pervimca Paccini, Rossana Girotto. Sabrina Minetti. Rompere il ghiaccio non pareva impresa facile, ma poi abbiamo deciso che avremmo parlato di scrittura e lettura, senza parlare di noi, allo stesso modo detenute e ospiti, accumunate dall’essere donna e dalla passione per la narrazione: sono stati i racconti letti insieme a parlare delle nostre emozioni, del coraggio di essere donna, di amore, del rapporto uomo-donna, di nascita e vita, di figli, della soicetà, dell’essere e dell’apparire.
Una delle detenute ha letto quello che aveva scritto per l’occasione.
“La lettura è qualcosa che nasce di pari passo col cuore dell’uomo e che cresce insieme a lui. In principio impariamo a muovere i primi passi, poco dopo a dire le prime parole…il passaggio successivo è proprio imparare a leggere.
Leggere è qualcosa di avventuroso, a prescindere dall’età e da ciò che si sta leggendo.
Spesso si sottovaluta l’importanza della lettura, rivolgendo parte del proprio tempo a passatempi meno nobili e senza ombra di dubbio meno costruttivi.
Credo che leggere ‘è vita’…i libri sono vita, anzi di più di una vita.
Williams Kitting, che ha scritto ‘L’attimo fuggente’ afferma che ‘noi non leggiamo e scriviamo perché è carino, bensì perché siamo membri di una razza umana, la quale è piena di passione, e sono proprio le passioni che ci tengono in vita’.
Leggere rassicura…ci rafforza, ci fa mettere a confronto la nostra esistenza con quella dello scrittore e dei protagonisti. È un modo che ci permette di confrontarci con il passato e con il presente.
A mio parere tutti dovrebbero leggere, allo stesso modo in cui , bene o male, tutti scrivono…senza aver pregiudizio o vergogna.
Leggere e scrivere apparentemente sono due cose banali, ma ci tengono in vita, perché ci permettono di amare e lasciare questo amore echeggiare negli anni”
Anna Chiello

Cinzia ha lo sguardo di brace e la voce roca di un’attrice di teatro.
La schiena dritta, il viso drammatico, i gesti sicuri. Una tosta, ma senza arroganza. Bellissima. Ha scritto un’introduzione per il nostro incontro con parole perfette.
Michela ha braccine scheletriche da ragazzino e ombre scure sotto i grandi occhi incastonati in zigomi ossuti. Mi sussurra “a me piace scrivere ma ho solo la terza media, poi stavo a Napoli, figurati”.
Impila i fogli dei racconti e ci appoggia sopra i gomiti perchè nessun’altra glieli porti via.
Di continuo controlla se ne manca qualcuno, di quelli che citiamo o leggiamo.
Mi chiede “questo ce l’ho?”
“Ce li hai tutti, tranquilla”
“Ah, bene”. Ma poi ricontrolla, li riordina uno sopra l’altro, ci appoggia le braccia.
E di continuo passa le mani sul mio libro. Lo gira e lo rigira. Lo accarezza.
“Belli, i libri, ma questo mi piace più di tutti”.
Non si accontenta delle due copie che ho lasciato per la biblioteca, “non voglio questi, ne voglio uno tutto per me, solo mio, mio personale, capisci?”
Capisco. “Te ne spedisco uno tutto per te”
“Giura”
“Giuro”
“Davvero, però”
“Davvero”.
Continua ad accarezzarlo. “Bello, bello. Non ti dimenticare”.
Anche il sorriso è da ragazzino quando le rispondo “non mi dimentico, oggi a casa preparo la busta e domani te lo spedisco”.
Qualcuna se ne va, è l’ora del pranzo. 
”Non me ne frega del vitto, mangio quando mi pare, stare qua è più importante”. E non molla fogli e libro.
Solo mentre dà un tiro alla sigaretta il volto di Michela diventa adulto. Gli occhi stretti, il fumo che gira in bocca ed esce dal naso. Proprio come i ragazzini quando fumano, fuori dalla scuola.
”Allora me lo spedisci, a me personalmente”
”Ti ho detto di sì”
”Non è che ti dimentichi”
”Non mi dimentico. Fidati”
”Mmm” annuisce, stringendomi la mano, con la sigaretta tra le labbra. Come quei duri di quindici anni, che fumano fuori dalla scuola.
Rossana Girotto

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