La Letteratura al tempo di Twitter

La Letteratura attraverso Twitter, ovvero la possibilità di divulgare i contenuti delle opere letterarie in modo rapido, immediato e soprattutto sintetico.
Può un romanzo essere riassunto nei centoquaranta caratteri di un tweet? Sì, secondo Paolo Costa, Hassan Bogdan Pautàs e Pierluigi Vaccaneo, che portano avanti con determinazione il loro progetto di “twitteratura”, il cui scopo è affrontare temi complessi divertendosi.
Il loro è un progetto che nasce dal basso, frutto di una serie di esperimenti che ha suscitato l’interesse e l’attenzione del Festival della Letteratura: hanno cominciato twittando Raymond Queneau e sono poi passati a Cesare Pavese, di cui hanno riscritto a suon di tweet Dialoghi con Leucò e La Luna i falò.

 

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Nella giornata conclusiva del Festival, presso l’ex Fornace, hanno presentato al pubblico milanese il loro esperimento su La luna e i falò, invitando le persone presenti in sala a cimentarsi nella “stesura” di un tweet ispirato alle prime, meravigliose pagine del romanzo. E hanno lanciato la loro prossima sfida, la riscrittura degli Scritti Corsari di Pier Paolo Pasolini, che partirà a giorni: siete tutti invitati a mettervi alla prova, e che vinca il cinguettio migliore.

 

Per ulteriori informazioni http://www.twitteratura.it

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Nuova vita per vecchie storie

L'alba si portò via la notte @ Anadima Bistrot

L’alba si portò via la notte @ Anadima Bistrot

Laura Orsolini è una donna vulcanica. La sua energia è stata travolgente e contagiosa dal nostro primo incontro al Salone di Torino. Oggi però è così emozionata che quasi non si direbbe che dietro di lei si nasconde l’irriverente e pettegola Frutta Candita, autrice del suo primo romanzo Io semino vento.

Antonio Salviani all'opera

Antonio Salviani all’opera

Raffaella dell’Anadima Bistrot ci accoglie con premura e il clima, complice l’aria rilassante e familiare del locale, si fa da subito intimo. Antonio Salviani scoperchia latte dalle tinte pastello, dispone i pennelli ed è subito all’opera: accompagna infatti la presentazione del libro con una trasformazione. O meglio, riporta in vita vecchi capi d’abbigliamento con la sua pittura. Laura fa la stessa cosa, ma con le parole: riporta in vita storie e le fissa per noi sulla carta, perché non vengano dimenticate. Perché non si perda un pezzo del nostro passato. Perché ci sia la possibilità per tutti, anche per le prossime generazioni, di conoscere un mondo che dista meno di un secolo da noi ma che sembra lontano anni luce.

Laura Orsolini/Frutta Candita, Natascia Pane e Valentina Ciannamea

Laura Orsolini/Frutta Candita, Natascia Pane e Valentina Ciannamea

Laura è qui oggi, in compagnia di Valentina Ciannamea e di Natascia Pane, per raccontarci la storia di Teresa, che ha racchiuso nelle pagine ancora calde di stampa (Luca Malini de La Memoria del Mondo Edizioni ha fatto l’impossibile perché il libro arrivasse in tempo) di L’alba si portò via la notte. Teresa, nel 1927, è una giovane donna di Gallarate che si è da subito rimboccata le maniche per far fronte a una situazione economica difficile e che, con coraggio e una buona dose di audace incoscienza, decide di partire alla volta di Mogadiscio, nella Somalia delle colonie italiane dagli anni ’20 al 1947.
Laura ha un profondo rispetto per le storie che racconta, e lo dimostra ancora una volta nella scelta, stilisticamente impegnativa e potenzialmente restrittiva dal punto di vista dei lettori, di far parlare Teresa esattamente come si esprimeva una giovane gallaratese nel 1927: in dialetto. E lo fa con accuratezza e meticolosità, affiancata da Franco e Mario Puricelli, che affinano ogni parola secondo la giusta inflessione locale. Abbiamo poi il piacere di avere con noi il dott. Antonio Giollo, “colpevole” di aver raccontato a Laura la sua storia, la storia di sua madre, l’audace Teresa. Le numerose immagini, generosamente concesse alla fine del romanzo, ritraggono una giovane donna dall’aria sicura, la nostra protagonista per l’appunto, e una coppia di fratellini in braghe corte e sandaletti in cui ci divertiamo a riconoscere il ben più adulto dott. Giollo.

L'alba si portò via la notte

L’alba si portò via la notte

E’ quasi un mese che aspetto di vedere come va avanti la storia di Teresa, da quando Laura mi ha messo in mano, con tutta l’emozione che un autore dovrebbe sempre avere, l’estratto cartaceo del libro. Una ventina di pagine leggere che ho voracemente divorato. Perché in quelle pagine c’è sì la storia di Teresa, ma c’è anche la storia di un luogo, di una generazione e di mondo con cui ho la fortuna, da brava nipote di nonna milanese, di essere cresciuta. Quelle parole, quei racconti, quel dialetto profumano di paese. Profumano della mia infanzia, di quel periodo in cui si ascoltano, incantati, i nonni che narrano vecchie storie. Una madelaine da leggere.

Natascia legge il brano in cui Teresa prepara la valigia per partire alla volta dell’Africa e io devo fare un sforzo per uscire da quella stanza, distogliere lo sguardo dalla valigia che si riempie e dai vestiti che si piegano e tornare al reale. Ma il libro si chiude e le nostre tre signore mi aiutano a ritornare al 2013 accelerando il ritmo dell’incontro, che decidono di chiudere nel modo più frizzante, con “un’intervista doppia” a Laura Orsolini vs Frutta Candita. Non posso regalarvi il libro, ma almeno guardatevi l’intervista qui.

Con tutti i sensi…al Vinodromo Bistrot

ASSOCIAZIONE MILANO FESTIVAL LETTERAURA
e
VINODROMO BISTROT

PRESENTANO

CON TUTTI I SENSI
incontri di lettera
tura, poesia, musica, sapori, anime e mondi

martedì 2 ottobre ore 20.30
DiVino InCanto
Serata di degustazione di vino e parole
Il vino dalla Bibbia a Jorge Luis Borges, passando per Omero, Søren Kierkegaard, Pablo Neruda, Alda Merini e tanti altri tra poeti, scrittori e filosofi.

martedì 16 ottobre ore 20.30
Tango y vino
Un viaggio tra “milongas” e “peringundines”, “cortes” e “quebradas”, lupanari e alberghi a cinque stelle, codici dell’onore e del disonore, lungo sentieri sottili come lame della passione e della morte. Il tango raccontato nelle sue sfaccettature più nascoste.
Presentazione del libro Storie dell’Era del Tango di Marcelo Caracoche, Rayuela Edizioni.
(In aggiunta alla consueta offerta di vini e specialità alimentari del Vinodromo Bistrot, vi sarà proposta una degustazione di vini e cibo argentini.)

martedì 30 ottobre ore 20.30
Simposio di racconti, ricette e altri afrodisiaci
In aggiunta alla consueta offerta di vini e specialità alimentari del Vinodromo Bistrot, vi saranno proposte alcune delle “Ricette Immorali” di Manuel Vàzquez Montalbàn.

VINODROMO BISTROT – Via Salasco 21, Milano

La fabbrica del Festival

Ci sono voluti un po’ di giorni per rinvenire un minimo di obbiettività tra la marea di strascichi emotivi lasciati in giro dai cinque giorni di incontri nell’ambito del Primo Festival della Letteratura a Milano. Per abituarci all’idea che tutto fosse già successo.  Andato. Che bisognava ricominciare dal Principio.
Ora proviamo a ragionare con l’altra parte del cervello. Ammesso che ci riesca. A imporci di essere razionali. A valutare riuscite e imprecisioni. Intuizioni e abbagli. A dare i numeri, in una società che di numeri ne fa incetta. Dei quali sembra non si possa fare a meno. L’immancabile indice di comprensione dei fenomeni che la travolgono, una volta finita la sbornia dei sensi.

Ci sono stati 5 giorni, dicevo, che hanno conformato questa prima volta;  trentatré (33) luoghi di incontro,  trenta (30) case editrici partecipanti,  ottantasette (87) eventi legati alla Cultura, nella sua più ampia asserzione,  cento (100) scrittori,  quarantotto (48) tra musicisti, attori e danzatori, venti (20) associazioni culturali coinvolte, sette (7) giornalisti impegnati direttamente sul campo, sei (6) docenti universitari, un (1) magistrato, un (1) sociologo, un (1) gruppo di book bloggers, cinque (5) pubblicazioni specializzate, sette (7) film, tre (3) mostre,  quattro (4) reading poetici indoor,  quattro (4) a cielo aperto,  due (2) passeggiate con l’autore, una (1) passeggiata poetica, tre (3) concerti, cinque (5) spettacoli teatrali, un (1) gioco di coinvolgimento intorno alle parole, destinato ai bambini, uno (1) destinato agli adulti… più circa duecento (200) volontari impegnati a più titoli nell’organizzazione del tutto,  pressappoco quattromila (4.000) presenze reali di un pubblico ancora in formazione, che ci ha aiutati a diffondere le diverse iniziative,  che speriamo di poter informare meglio nella prossima edizione, visto che in quella odierna, la mancanza di risorse ci ha imposto di dover fare a meno di qualsiasi forma di supporto pubblicitario.
Perché non so se l’ho già detto, ma tutto ciò è avvenuto senza un (1) soldo di contributo da parte di chicchessia, contando soltanto sulla caparbia determinazione di ciascuno, quell’ordine stravagante dei singoli fattori, in direzione ostinata e contraria, che finì per alterare, mirabilmente, il prodotto.
Ci sono state (ci sono) anche alcune voci di dissenso. Persino delle polemiche. Certune innescate da motivazioni che abbiamo provato a sviscerare, per cercare di capire. Altre come espressione di uno spirito nazionale amante degli sport poco impegnativi, senza le quali si farebbe fatica a capire che siamo sulla scia giusta.

Come dicevo, ci siamo rimessi già al lavoro. Se posso fare un augurio al Festival che verrà, è quello di non farsi travolgere da quei numeri. Di non perderli di vista, certo, perché sono importanti per coloro che forse vorranno aiutarci in futuro, ma senza smarrire i propri punti cardinali. Di poter andare avanti, convinti, come lo siamo stati finora, che i mezzi siano tanto importanti quanto il fine.
Da settembre cercheremo di fare arrivare all’intero mondo editoriale il nostro appello. Lo abbiamo fatto anche l’anno scorso, ma per qualche strana ragione non sempre fu preso in considerazione. Per questo è che chiediamo a tutti una mano nello spargere la notizia. Perché nessuno possa dire di non averlo ricevuto.
Ci piacerebbe che potessero partecipare tutti quanti, che siano invogliati a farlo. Piccoli, medi e grandi editori.
A parità di condizioni.
Mi auguro anche che i giornalisti della grande distribuzione possano smetterla di chiedere la fotografia dello scrittore di punta, a Festival iniziato, finalmente convinti che ciascuno degli scrittori partecipanti è uno scrittore di punta.
Che sulla scia di un percorso orizzontale la cultura possa riprendere il suo viaggio imprevedibile, critico, sovversivo, quello che si cerca sempre di ricondurre tra i canoni della ragione, che faceva metter mano istintivamente alla pistola qualche gerarca di triste memoria, che continua a provocare attacchi indiscriminati di prurito nei salotti radical-chic del nostro quotidiano divenire.

In questi giorni abbiamo inaugurato la Fabbrica del Festival. L’opificio virtuale delle idee in libera circolazione.  Inutile aggiungere che l’invito a parteciparvi è esteso a tutti quanti. Quelli che con noi, quest’anno, ci sono già stati, e che di quell’ invito possono farne a meno, perché hanno ormai le chiavi di casa. Coloro che si aggiungeranno strada facendo, che  hanno già preannunciato il loro arrivo.
Benvenuti in cantiere. L’anno venturo è iniziato ormai da qualche giorno.

 Milton Fernàndez